Ecomondo Key energy 2021

Alla Fiera di Rimini dal 26 al 29 ottobre appuntamenti in presenza e in digitale per rimettere in connessione il mondo della pubblica amministrazione, quello finanziario e imprenditoriale. Tutto sull’edizione 2021

La strada per la transizione ecologica è tracciata e passa da Rimini, dove si sono chiusi il 29 ottobre con risultati ben oltre le più rosee previsioni Ecomondo e Key Energy, i due saloni dedicati all’economia circolare e alle energie rinnovabili di Italian Exhibition Group. Quasi l’85% di presenze rispetto all’ultima edizione pre-covid, più di 1.080 marchi presenti a tutto quartiere per il 90% della superficie, 500 ore di convegni e seminari, con il decennale degli Stati Generali della Green Economy, sono i numeri che confermano che la spinta alla transizione ecologica passa anche dalle due storiche manifestazioni di Rimini. Luogo di confronto e soprattutto business per una comunità di imprese, istituzioni, enti e organizzazioni che nei saloni di Rimini si sono confrontati sulle tematiche oggi al centro delle agende di tutti i governi, e legate in particolare alle opportunità connesse all’avvio del PNRR alla vigilia di un appuntamento politico fondamentale come la COP26 di Glasgow. Importante e qualificata, inoltre, la partecipazione governativa italiana, così come l’egida della Commissione europea, a rimarcare l’importanza che queste manifestazioni hanno assunto negli anni come punto di riferimento sia nell’area del Mediterraneo sia per istituzioni di primo livello europeo per policy e ricerca ed innovazione nei settori indicati.

Bioeconomia circolare, risorse idriche, trattamento dei rifiuti e processi di digitalizzazione che portano la green economy nel perimetro di industria 4.0 sono tra le novità di filiera più interessanti di questa edizione 2021. Le aziende che lavorano sui processi e il monitoraggio sono l’anello di raccordo tra la raccolta dei materiali di scarto e la materia prima seconda. Cresciuti, anche in termini di business generato in fiera, le bioenergie e il fotovoltaico e tutto il settore dell’illuminazione smart nelle città legato all’efficientamento e alla sicurezza. Il salone biennale dei veicoli per l’ecologia SAL.VE ha messo insieme in un’unica vetrina telaisti e allestitori dei mezzi per l’igiene urbana e gli allestimenti per la raccolta differenziata con mezzi a propulsione ibrida o full electric. Dalle presse meccaniche alle stampanti 3D alimentate da plastiche bio, industria e startup sono state visitate da operatori qualificati e orientati al business, che fanno dei due saloni appuntamenti di green business. Cresciuta anche la percentuale di stand che sono stati allestiti con materiali sostenibili, ottenuti dal riciclo di legno d’arredi o altri materiali d’edilizia, dai pannelli alle piastrelle.

Con gli eventi di Ecomondo – curati dal Comitato scientifico presieduto dal professor Fabio Fava – è stata condotta un’analisi puntuale sul tema della rigenerazione dell’ambiente, in linea con le raccomandazioni del Green Deal europeo. Grazie alle “conferenze faro” sono state identificate le azioni che potranno consentire una rigenerazione sistemica ed inclusiva delle nostre manifatture, delle nostre città, del patrimonio naturale, suolo, acque e mari, per un pronto recupero economico, ambientale e sociale del Paese assieme all’Europa e all’area del Mediterraneo.

Nella sessione inaugurale di Key Energy, uno studio preparato per questo evento dall’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano ha approfondito le opportunità legate al PNRR, in particolare in termini di ricadute economiche e occupazionali: si parla di più di 64 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi, oltre a 132mila posti di lavoro in più. Si è parlato inoltre, nei convegni curati dal Comitato scientifico presieduto da Gianni Silvestrini, delle novità in arrivo, dall’eolico off-shore all’agro-fotovoltaico, dalle Comunità energetiche all’idrogeno, di strategie climatiche, nonché dei primi interessanti risultati sui fronti del Superbonus e della mobilità elettrica.

I prossimi appuntamenti

Italian Exhibition Group dà l’appuntamento al mondo della Green Economy e delle energie rinnovabili al 2022, anno in cui è da segnare in calendario anche il nuovo evento SOLAR EXHIBITION AND CONFERENCE by Key Energy, dal 23 al 25 marzo 2022 nel quartiere fieristico di Rimini: una tre giorni dedicata esclusivamente all’industria dell’energia solare e alle sue filiere con area espositiva, convegni, incontri e dibattiti. L’evento, dal format innovativo e altamente focalizzato sulle esigenze delle aziende e delle community del solare, si terrà in sinergia e in contemporanea con la seconda edizione di FORUMTECH, l’evento di formazione e informazione di ITALIA SOLARE organizzato il 23 marzo 2022. Sempre nel 2022, in programma anche due eventi internazionali: CDEPE – Chengdu International Environmental Protection Expo powered by Ecomondo, la più grande fiera di tecnologia verde nel mercato della Cina occidentale, dal 20 al 22 maggio 2022 a Chengdu (e quest’anno dal 18 al 20 novembre) e Ecomondo Mexico, dal 12 al 14 luglio 2022 a León, organizzato in partnership con Deutsche Messe.

Ecomondo e Key Energy 2021: la transizione ecologica al centro dei lavori

Dal mensile – Nel Pnrr su cui è al lavoro il governo italiano il termine “green” è uno dei più utilizzati. Appuntamenti di respiro internazionale, come “Ecomondo” e “Key energy” in programma alla Fiera di Rimini dal 26 al 29 ottobre, sono importanti banchi di prova per monitorare il processo di transizione ecologica finanziato nel nostro Paese anche grazie ai fondi in arrivo dall’Unione Europea.

Dopo l’edizione 2020, trasmessa in digitale a causa della pandemia, per il 2021 i due saloni organizzati da Italian exhibition group (Ieg) puntano sulla formula ibrida. Come da tradizione, i 130.000 m2 del quartiere fieristico riminese brulicheranno di stand espositivi e dibattiti per rimettere in connessione, in presenza e in sicurezza, il mondo della pubblica amministrazione, quello finanziario e imprenditoriale. In parallelo, è prevista la diretta streaming di tutti i convegni.

Attorno ai modelli di sviluppo sostenibile e all’adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, i due macro argomenti che faranno da fil rouge nelle quattro giornate del think-tank, ruoteranno momenti di confronto e condivisione di idee su gestione e valorizzazione integrata dei rifiuti, bioeconomia circolare, ecodesign, bonifiche e rischio idrogeologico, acqua, efficienza energetica, energie rinnovabili, smart city e smart mobility.

«Puntiamo molto sulla presenza fisica – spiega Alessandra Astolfi, group exhibition manager della Green technologies division di Ieg – Gli operatori professionali hanno voglia di incontrarsi. Abbiamo registrato un boom di iscrizioni di espositori che non ci aspettavamo. Operatori e aziende sono pronti a presentare molte innovazioni in vari ambiti: dal trasporto urbano al tracciamento dei rifiuti, dall’agricoltura di precisione alla rigenerazione delle città. Mentre per le rinnovabili, quest’anno avrà uno spazio importante l’energia solare».

È in questa sede che si testerà l’effettiva aderenza del nostro Recovery plan rispetto alle indicazioni di Bruxelles. Ed è qui che le imprese potranno effettuare le ultime “prove” verso un’economia carbon neutral, obiettivo centrale del Green new deal dell’Ue. «Questa è l’edizione in cui auspichiamo di raccogliere i frutti di quanto di buono la comunità di “Ecomondo” e “Key energy” ha seminato in tutti questi anni – conclude Astolfi – Progettualità importanti che adesso possono contare anche su una consistente leva finanziaria con l’arrivo delle risorse del Next generation Eu. A che punto siamo, quali sono i progetti su cui è bene investire, come si stanno muovendo istituzioni e imprese: sono questi gli interrogativi che ci porremo e da cui proveremo a ottenere risposte concrete. Se saremo bravi a fare sintesi e a mettere a terra i progetti giusti, potremo sfruttare le grandi opportunità che abbiamo di fronte». E lanciare definitivamente la green economy e la transizione ecologica.

Un Piano nazionale per l’economia circolare

Rifiuti Oggi 2021 copertina
La copertina del magazine Rifiuti Oggi 2021

Primo mille nuovi impianti industriali per il riciclo dei rifiuti di origine domestica e produttiva, a partire dal centro-sud Italia. Secondo: più semplificazioni nei processi autorizzativi e costituzione di una task force al ministero della Transizione ecologica per velocizzare l’approvazione dei 19 decreti End of waste in via di adozione o predisposizione. Terzo: un efficace rafforzamento dei controlli ambientali con uno stanziamento di 240 milioni di euro per assumere 2mila tecnici e per acquistare strumenti e laboratori per il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, con l’approvazione dei due decreti sugli ispettori e sui Lepta (Livelli essenziali delle prestazioni ambientali) per attuare la legge 132/2016 (che ha istituito l’Snpa e messo in rete Ispra e le Arpa). Quarto: obbligatorietà del dibattito pubblico da promuovere sui territori per facilitare la realizzazione degli impianti. E, infine, quinto: sviluppo di un vero mercato dei prodotti riciclati.

Sono questi i cinque punti cardine del Piano nazionale per l’economia circolare presentati da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club in occasione dell’VIII edizione dell’EcoForum, tenutosi il 6 e 7 luglio scorsi a Roma. Sono proposte concrete su cui l’Italia deve investire per far decollare la rivoluzione prefigurata dal pacchetto di direttive europee sull’economia circolare varato nel 2018 e recepito lo scorso anno. Il momento per farlo è adesso, specie dopo che da Bruxelles è arrivato il via libera al Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal governo. Le risorse ora ci sono, ma per farne tesoro devono essere accompagnate da una serie di riforme nevralgiche per la ripresa sostenibile del nostro Paese. Ecco come questo ambizioso Piano può essere messo in pratica secondo Luca Ruini, presidente del CONAI, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra, Chiara Pignaris, presidente dell’Associazione italiana per la partecipazione pubblica, e Silvano Falocco, direttore della Fondazione Ecosistemi.

Impianti

Luca Ruini, presidente del CONAI

«Colmare il deficit impiantistico che separa il Mezzogiorno dal Settentrione è sicuramente una delle strade per accelerare la transizione ecologica del Paese e la crescita della sua economia circolare. Si tratta di una sfida che non possiamo permetterci di perdere. Lo abbiamo ricordato spesso: questo è il momento di dialogare con i territori per spiegare l’importanza della realizzazione di nuovi impianti. Secondo un recentissimo studio elaborato da CONAI, al Meridione mancano oggi 165 impianti per i rifiuti, con funzioni che vanno dalla selezione dei materiali al loro trattamento fino al compostaggio. La loro costruzione avrebbe un costo superiore ai 2 miliardi di euro, ma avrebbe anche importanti ricadute sul piano lavorativo e occupazionale: porterebbe infatti alla creazione di 2.300 posti di lavoro. Proprio per questo le regioni del Mezzogiorno vanno aiutate a dotarsi anche di competenze professionali. Servono figure esperte in grado di autorizzare correttamente i progetti e di far funzionare i nuovi impianti, ma anche professionisti che conoscano a fondo i percorsi autorizzativi e i controlli necessari all’esercizio. Ecco perché l’interdisciplinarità delle competenze si rivelerà sempre più fondamentale. Anche per questo CONAI continua a promuovere la formazione post-laurea: i nostri green jobs, ad esempio, vogliono far nascere le competenze necessarie dove sono più urgenti. Dopo le esperienze con l’Università degli Studi della Basilicata, i green jobs sono arrivati a Palermo e nuovi corsi sono all’orizzonte a Reggio Calabria e in Campania. Solo attraverso una formazione ampia e trasversale, infatti, potremo transitare davvero dal modello lineare a quello circolare».

Controlli ambientali

Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra

«Rispetto ai controlli ambientali il tema vero da affrontare non è tanto quello di un loro aumento quantitativo, quanto piuttosto di mettere le strutture tecniche territoriali competenti, soprattutto le Arpa ma non solo, nelle condizioni di poter svolgere un’attività di controllo efficiente ed efficace. Questo si ottiene con l’utilizzo di nuove tecnologie e, in particolare, con l’ingresso di personale qualificato e più giovane. Per fare questo occorre investire su queste strutture. Oggi però a questa soluzione, di fatto, non sta pensando nessuno e questo continuerà a costituire un problema per il nostro Paese. A questo tema se ne aggiunge un altro più generale, ovvero la riforma della legge 132/2016 che non ha ancora visto venire alla luce i decreti attuativi, che sono importanti ma non vengono portati a termine. Anche questo è un immobilismo che sta causando dei problemi. Oltre che i fondi e le nuove risorse umane, servono investimenti sulla governance del sistema che deve essere più forte e strutturata dal centro verso i territori. È giusto potenziare le strutture che agiscono localmente, ma l’indirizzo comune e le linee guida da seguire devono arrivare dal centro».

End of waste

Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente

«Sono passati mesi da quando ci siamo confrontati con il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani sulla necessità di semplificare le procedure per riciclare i rifiuti. Non possiamo permetterci di aspettare il 2027 per vedere approvati i decreti End of waste che servono al Paese. Perché questa corsa contro il tempo per spendere i 191 miliardi di euro del Pnrr che arrivano dall’Europa durerà fino al 2026. Per questo motivo i decreti End of waste devono rappresentare una priorità e velocizzarne l’approvazione è fondamentale per non tenere impantanata la nostra industria del riciclo. Bene pertanto l’intenzione di varare un Piano nazionale di gestione dei rifiuti, come ci viene chiesto dall’Europa. Bene la realizzazione di nuovi impianti di riciclo come previsto nel Pnrr, nella speranza che ne vengano fatti soprattutto al centro-sud. Bene l’impegno di rendere attuativi i decreti del pacchetto di direttive Ue sull’economia circolare. Ma se costruiamo gli impianti e non creiamo il mercato dei prodotti riciclati, avremo risolto il penultimo problema, ovvero realizzare la rete impiantistica per avviare a riciclo i rifiuti che vengono separati a monte dai cittadini e dalle imprese, ma non l’ultimo. In parallelo va dunque costruito un mercato dei prodotti riciclati, garantendo il rispetto dell’obbligatorietà dei criteri ambientali minimi nelle stazioni appaltanti pubbliche e premiando così gli acquisti verdi. Questi tre nodi – i decreti End of waste, la realizzazione di impianti e la creazione di un mercato che favorisca gli acquisti verdi – devono essere sciolti contemporaneamente. Altrimenti il nostro Paese continuerà a rimanere bloccato».

Dibattito pubblico

Chiara Pignaris, presidente Associazione italiana per la partecipazione pubblica

«Il fatto che il dibattito pubblico sia uno strumento entrato nel Codice degli Appalti, e quindi in una procedura ufficializzata rispetto ai processi partecipativi che finora in Italia sono sempre stati volontari e non codificati, è sicuramente una grandissima occasione. Questa cosa, al contempo, può però essere limitante, poiché in questo modo il dibattito pubblico è applicabile solo alle opere che rientrano in questo Codice. L’obiettivo dovrebbe essere piuttosto quello di arrivare a un’applicazione dello strumento all’interno del Codice dell’Ambiente per come avviene in Francia. In questo modo il dibattito pubblico verrebbe applicato a tutte le opere che provocano impatti sull’ambiente. Legandolo alla Convenzione di Aarhus (sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, firmata nella cittadina di Aarhus, in Danimarca, nel 1998 ed è entrata in vigore nel 2001, ndr), lo strumento sarebbe poi più marcatamente orientato a valorizzare l’elemento della partecipazione. In questa direzione è stato fatto un primo passo in avanti che, però, ha bisogno di attenzione e di uno stimolo continuo dal basso. Se riuscissimo a compierne altri, il dibattito pubblico potrebbe essere applicato anche al tema della collocazione degli impianti di trattamento dei rifiuti, sicuramente tra i più critici in Italia. Nel nostro Paese oggi ci sono troppi progetti fermi. E questo non è accettabile se si vuole puntare alla chiusura del ciclo dei rifiuti. I conflitti riguardano anche le energie rinnovabili. Dal biogas all’eolico, al fotovoltaico, sono tanti gli impianti bloccati a causa dell’opposizione dei territori. Mi auguro che con il risalto nazionale che verrà dato ai primi dibattiti pubblici, anche le imprese e i diversi soggetti che ne hanno necessità inizino a usare lo strumento autonomamente. E che si sensibilizzino anche le Regioni. Al momento il dibattito pubblico è infatti previsto solo in Toscana e in Puglia per opere più piccole. E finora in Toscana, nonostante una legge in vigore da dieci anni, è stato usato solo in due occasioni».

Acquisti verdi

Silvano Falocco, direttore Fondazione Ecosistemi

«Come emerge dai nuovi dati raccolti ed elaborati dall’Osservatorio Appalti Verdi, la conoscenza e la consapevolezza rispetto all’utilizzo dello strumento dell’acquisto verde è molto migliorata. E ciò anche per via dell’aumento delle attività formative, sia che arrivino dal ministero della Transizione ecologica sia che arrivino dalle Regioni. Volendo provare a mappare questa tendenza, essa diventa sempre più marcata nelle città capoluogo, nei Parchi e nelle Regioni che si attengono alle linee guida del Gpp (Green public procurement) e al rispetto dei Cam (criteri minimi ambientali) all’80% in modo “significativo”. Le performance migliori si confermano quelle dei Parchi. Per i Comuni capoluogo, ad esempio, ormai non c’è nemmeno un Cam che stia sotto al 50%. In alcune attività sensibili, come l’edilizia, siamo ormai alla metà delle amministrazioni che applicano il Gpp sempre, il che non è affatto una cosa da poco. È bene però specificare che, nonostante questa evidente tendenza verso l’alto, la situazione in Italia non può dirsi risolta. Perché le sacche dei “No Gpp” sono molto annidate. Ci sono infatti amministrazioni che non applicano mai i Cam e soggetti che sembrano veramente restii all’attuazione del Gpp. Con l’arrivo delle risorse del Pnrr, che come noto andranno a progetti che applicano tutte le normative relative al Codice degli Appalti, c’è il rischio elevato che la metà dei soggetti concorrenti resterà escluso in partenza. Il problema di fondo è che le amministrazioni non sono abituate a dar conto degli impatti che implicano determinate loro azioni. E a molte di queste amministrazioni continua a non essere chiaro che questo know how non lo otterranno improvvisamente, ma dovranno saperselo conquistare».

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Rocco Bellantone