economia circolare, fondi Pnrr UE

Con nuove tranche di finanziamenti in arrivo dall’Ue per i bandi del Pnrr, l’Italia ha di fronte a sé una sola strada da seguire: far partire i cantieri dell’economia circolare

Il 28 settembre dal Mite è arrivata la firma del decreto per l’adozione del cronoprogramma di attuazione della Strategia nazionale disegnata per il comparto dell’economia circolare. Dieci i temi individuati, con l’indicazione degli investimenti e delle riforme da portare a termine entro il 2026. Si va dall’istituzione di un Osservatorio nazionale per l’attuazione della Strategia alla predisposizione di un registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti, da incentivi fiscali a sostegno delle attività di riciclo e utilizzo di materie prime secondarie alla revisione del sistema di tassazione ambientale dei rifiuti per rendere più conveniente il riciclaggio rispetto al conferimento in discarica e all’incenerimento. Sono previste, inoltre, l’introduzione di nuovi criteri ambientali minimi (Cam) obbligatori negli appalti pubblici, la riforma del sistema Epr (responsabilità estesa del produttore) e dei consorzi con la creazione di un organismo di vigilanza, e l’approvazione nel 2023 di nuovi decreti End of waste per le terre di spazzamento stradale, le plastiche miste, i tessili, le pile e gli accumulatori. Ci saranno misure normative e finanziarie a sostegno dei progetti di simbiosi industriale per favorire le filiere di raccolta, logistica, riciclo e riutilizzo del rifiuto, così come per il recupero del suolo degradato e per ottimizzare l’uso delle risorse idriche. 

Il lavoro da fare, dunque, non manca. Ci sono obiettivi messi nero su bianco, ci sono le risorse economiche per centrarli con i finanziamenti elargiti dall’Ue per consentire all’Italia di attuare il suo Pnrr e, soprattutto, c’è una griglia di direttive poste da Bruxelles che non permette tentativi di rinegoziazione degli accordi già presi. A meno di non voler mettere in discussione le prossime rate di finanziamenti che la Commissione europea dovrà destinare all’Italia. Il via libera per la seconda, da 21 miliardi, è arrivato lo scorso 27 settembre.

Italia impegnata su tre fronti

I campi in cui si determina la circolarità della nostra economia sono tre. Il primo è quello della semplificazione degli iter normativi che portano a stabilire cosa vada classificato come rifiuto e cosa, invece, come materia prima seconda. «La lista dei decreti End of waste da approvare è ancora molto lunga – segnala Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – Il basso tasso di approvazione è legato anche al fatto che gli iter da seguire sono troppo complessi, e il fatto che non sia stata istituita una task force ad hoc non facilita questo compito». Il secondo campo è quello delle autorizzazioni. «Abbiamo tanti impianti che sono stati già realizzati e tanti cantieri che partiranno con l’assegnazione dei bandi del Pnrr – prosegue Zampetti – Non possiamo permetterci di rimanere appesi a un quadro normativo complesso che comporta attese di anni anche per sbloccare piccoli impianti». Infine, ci sono i controlli pubblici. La legge per potenziarli c’è, la 132 del 2016. «Il problema – conclude Zampetti – è che alcuni decreti attuativi che si attendevano dal Mite non sono mai arrivati. E il fatto che l’argomento non sia stato per nulla affrontato nell’ultima campagna elettorale non fa ben sperare. All’interno del Pnrr sono stati inseriti una serie di indicatori e parametri che permettono di misurare i livelli di sostenibilità dei progetti che si candidano ai bandi e il loro potenziale impatto sull’ambiente circostante. Ci dovrà poi essere, però, altrettanta attenzione a misurare il livello di sostenibilità dell’attuazione di questi progetti. Per farlo bisogna investire molto nella formazione all’interno dell’amministrazione pubblica».

«Non possiamo permetterci di rimanere appesi a un quadro normativo complesso che comporta attese di anni anche  per sbloccare piccoli impianti»
Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente

 

Estratto da “Indietro non si torna”, di Rocco Bellantone
Il contenuto integrale dell’articolo è pubblicato su Rifiuti Oggi nr 2-2022

Rocco Bellantone