Diecimo impianto Lucart

Finiscono troppo spesso in discarica mentre potrebbero avere vari utilizzi in agricoltura, nel settore florovivaistico, in edilizia e per alimentare i biodigestori. Le soluzioni proposte da Lucart Group

 Dopo un 2020 in calo segnato dalla pandemia nel 2021 Lucart Group, azienda lucchese produttrice di carta, è tornata a registrare performance di riciclo importanti. Dalla carta trattata negli impianti di questa realtà si potrebbe ricavare ancora di più, come spiega il responsabile comunicazione corporate Tommaso De Luca.

Che 2021 è stato per la vostra azienda alla voce riciclo?

Nel 2021 siamo tornati su livelli molto alti di carta riciclata, pari al 54% della nostra materia prima. La percentuale era calata durante il periodo del Covid perché i consumi si erano traferiti da fuori casa a dentro casa, dove sono più conservativi e orientati a una prevalenza di materia prima vergine. Nel 2021 siamo riusciti a ripartire riprendendo e sviluppando tutti i nostri progetti, come quello per il riciclo dei cartoni per bevande tipo tetra pak.

Che benefici sta portando per il vostro settore l’entrata in vigore del decreto End of waste per carta e cartone?

Per il nostro settore l’entrata in vigore del decreto End of waste per carta e cartone è stata importante, dando chiarezza normativa e stimolando ulteriori innovazioni tecniche e di processo presso le piattaforme di selezione. Qualche punto rimane da rivedere specie nel mancato reciproco riconoscimento dei vari decreti a oggi emanati da Paesi europei (Spagna, Francia e appunto Italia) che di fatto circoscrivono gli effetti della normativa al solo Paese in cui è emesso. C’è un processo di armonizzazione da completare.

Un fronte che Lucart Group segue da tempo con attenzione è quello delle biomasse. Quali sono i valori aggiunti che ne possono derivare?

Il settore cartario è un settore estremamente energivoro. Per questo motivo da oltre 30 anni è all’avanguardia per l’uso della tecnologia della cogenerazione ad alto rendimento, la migliore tecnologia per produrre contemporaneamente sia l’energia elettrica sia l’energia termica che viene poi usata per asciugare la carta. I nostri impianti sono pronti ad accogliere miscele di idrogeno e biometano al fine di ridurre la CO2, ma in Italia siamo ancora molto indietro nella produzione di biogas.

Quali sono le cause di questo ritardo?

Le cause sono di tipo burocratico ma non solo, pensiamo all’effetto Nimby (Not in my back yard, “Non nel mio cortile”, ndr). In più il nostro settore disporrebbe anche di una parte di biomasse derivanti proprio dall’attività di riciclo delle carte: i cosiddetti fanghi di cartiera. Questi fanghi sono composti per lo più da fibre che non hanno più le caratteristiche per formare un nuovo foglio di carta e quindi vengono scartate dal processo. Oggi purtroppo finiscono troppo spesso in discarica mentre potrebbero avere usi utilissimi in agricoltura, nel settore florovivaistico, in edilizia o potrebbero essere usati nei biodigestori o direttamente termovalorizzati in fabbrica per produrre quel calore che oggi viene prodotto con il metano. Dobbiamo eliminare gli ostacoli legislativi e burocratici e superare le resistenze locali per realizzare tanti piccoli impianti che ci liberino dalla dipendenza dei combustibili fossili e ci aiutino a valorizzare nel modo più corretto e utile gli scarti di produzione. Questa è l’unica strada che vediamo per ridurre gli impatti ambientali e gestire i costi energetici.

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Rocco Bellantone