Il terminal Sech del porto di Genova a Calata Sanità

I fondi del Pnrr e i bandi del Mite per gli impianti di trattamento e riciclo non bastano a superare le fragilità dell’approvvigionamento di risorse e materiali. Servono norme adeguate e nuovi decreti End of waste. Il 5 e 6 luglio appuntamento a Roma con la IX edizione di Ecoforum

Dal mensile di luglio-agosto – La corsa al gas e al grano innescata dalla guerra in Ucraina ha messo a nudo le fragilità del sistema globale che regola l’approvvigionamento di materie prime e risorse. Eppure, i segnali che il divario tra la transizione ecologica invocata a parole e quella effettivamente praticata attraverso scelte governative ed economiche radicali fosse ancora ampio, erano nell’aria già da ben prima dell’invasione militare russa. Basti pensare che, come è emerso nel Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia del 2022 – realizzato dal Circular economy network (Cen), la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con Enea e un gruppo di aziende e associazioni di impresa – tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità, vale a dire la quota di risorse materiali utilizzate che provengono da scarti riciclati, è sceso a livello mondiale dal 9,1 all’8,6%. In parallelo, negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti invece di oltre l’8%, contro il 3% di incremento del riutilizzo.

In Europa, nel confronto tra ciò che viene prodotto e immesso sul mercato per essere consumato e ciò che viene riciclato, il nostro Paese è quello che più di tutti sta contenendo i danni. Stando al dossier, l’Italia ha chiuso il 2020 nelle primissime posizioni non in una ma in più classifiche in cui si confrontava con le altre principali economie europee, ovvero Germania, Francia, Spagna e Polonia: siamo lo Stato più virtuoso per tonnellate pro capite di materiali consumati (7,4 contro le 17,5 della Polonia); il primo per produttività delle risorse (a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate ha generato 3,5 euro di Pil, il 60% in più rispetto alla media Ue); il secondo, dietro alla Francia, per tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (21,6%); il primo per percentuale di riciclo di tutti i rifiuti (68%, il dato più elevato dell’Unione Europea, con un picco del 75% alla voce “rifiuti speciali”).

Non mancano, ovviamente, le note dolenti: il consumo di suolo è ancora troppo alto (al 2018 al 7,1% contro il 3,6% della Polonia), l’ecoinnovazione non decolla (tredicesimo posto nell’Ue per gli investimenti fatti nel settore) e il numero di aziende che si occupano della riparazione di beni elettronici e di altri beni personali (vestiario, calzature, orologi, gioielli, mobilia) è troppo basso.

Importazioni eccessive

Nel complesso, il nostro Paese chiude comunque questa “corsa circolare” davanti a tutti, a parimerito con la Francia. Per tenere questo ritmo, e provare a fare di più, secondo il presidente del Cen, Edo Ronchi, intervenuto lo scorso aprile alla presentazione del rapporto, “l’obiettivo che l’Italia si deve porre è raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse”. Il problema principale che frena la circolarità nel nostro Paese è rappresentato dall’aumento delle importazioni di materiali, che negli ultimi anni non si è mai fermato. Nel 2021 sono infatti incrementati gli import di metalli (+7,6% rispetto al 2020) e combustibili fossili (+8%, il 72,6% dei materiali importati). “Le nostre economie sono fragili perché per aspetti strategici dipendono da materie prime localizzate in larga parte in un ristretto gruppo di Paesi – ha sottolineato Ronchi – È un nodo che rischia non solo di soffocare la ripresa ma di destabilizzare l’intera economia con una spirale inflattiva. Ed è qui che l’economia circolare può fare la differenza, trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare”.

Transizione in crescita

Raccolta delle balle di bottiglie in Pet a Ospedaletto (Istrana, Tv)
Un piazzale di raccolta delle balle di bottiglie in Pet a Ospedaletto (Istrana, Tv)

Tra le realtà nostrane da più tempo impegnate in questa ricerca c’è il Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, che quest’anno festeggia venticinque anni di attività. Con il 73% dei rifiuti di imballaggi riciclati, il sistema consortile ha già superato gli obiettivi indicati dall’Unione Europea agli Stati membri entro il 2030. Il presidente Luca Ruini è convinto che, nonostante i limiti strutturali con cui l’Italia sta facendo i conti, la transizione verso la decarbonizzazione e l’economia circolare sia un processo destinato a prendere velocità. «La crisi internazionale causata dalla guerra in Ucraina, e ancor prima l’emergenza pandemica, stanno accelerando questo processo – spiega a Nuova Ecologia – C’è sempre più bisogno di materie prime secondarie. Una volta erano solo i settori della carta, del legno e dell’alluminio a usarle. Oggi, invece, sono diventate un vero e proprio mercato. Penso alle bottiglie in plastica R-pet e ai vari usi che si fanno dei rottami in vetro».

End of waste al palo

Il conflitto ha fatto emergere dunque la necessità di modelli alternativi per l’approvvigionamento delle risorse e dei materiali, ne è convinto anche Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. «Il problema, però, è capire se a questa esigenza si risponderà con la messa in campo di strumenti normativi adeguati a un reale sviluppo dell’economia circolare anche nel nostro Paese», sottolinea. Per Zampetti, i 2,1 miliardi di euro stanziati nell’ambito del Pnrr e i bandi pubblicati dal ministero della Transizione ecologica per sfruttare i fondi previsti per la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento e riciclo dei rifiuti, l’ammodernamento di quelli esistenti e la realizzazione di progetti “faro”, sono segnali positivi. «Va però evidenziato che dopo il termine del mandato dell’ex ministro Sergio Costa non è stato più approvato nemmeno un decreto End of waste − riprende Zampetti − Ma sono proprio questi gli strumenti che permettono di avere le materie prime seconde. Se non ci saranno nuove approvazioni, tanti materiali continueranno a essere considerati rifiuti».

Mercati inesplorati

Raee
Un centro di smistamento Raee

Nella lista dei decreti rimasti in sospeso c’è anche quello che riguarda i Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, il cui valore è tornato a essere preso in considerazione con l’inizio del conflitto. I Raee contengono numerose materie prime critiche, ossia quei materiali definiti dall’Ue di importanza economica strategica in quanto caratterizzati da un alto rischio di fornitura. Motivo per cui sfruttarne tutte le proprietà, attraverso una raccolta e un sistema di trattamento e avvio al riciclo più organizzati, sulla carta dovrebbe essere un dovere di ogni Stato membro. «Uno degli assi strategici del Piano di azione per le materie prime critiche lanciato nel 2020 dalla Commissione è di ridurre la dipendenza da queste materie prime tramite l’uso circolare delle risorse − conferma Andrea Fluttero, presidente di Erion, sistema italiano per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici e il recupero delle materie prime seconde − Un trattamento sempre più sofisticato dei Raee può dare un significativo contributo al raggiungimento di questo obiettivo. Ma in Italia la preparazione per il riutilizzo dei Raee è un’attività quasi inesistente». Una beffa se consideriamo che negli ultimi anni solo il sistema di gestione dei Raee provenienti dai nuclei domestici è passato da 80.000 tonnellate raccolte e trattate in modo corretto nel 2008 a 400.000 nel 2021. Tante ma non ancora sufficienti per raggiungere le 640.000 richieste dall’Ue per centrare il target di condurre a riciclo il 65% delle quantità di apparecchiature elettroniche immesse sul mercato negli ultimi tre anni. «È un mondo da esplorare per poter prolungare la vita di prodotti che diventano rifiuti dopo un tempo troppo breve − continua − Ma occorre regolamentare in modo chiaro i ruoli e le responsabilità di tutti gli attori che intervengono nel processo». Ad esempio individuando semplificazioni normative che consentano a soggetti non obbligati, come i centri della Grande distribuzione organizzata, di diventare punti di raccolta comodi per i consumatori.

Con una guerra nel cuore dell’Europa e una corsa alle risorse sempre più forsennata, in cui la Russia tiene il pallino non solo del gas e dei cereali ma anche di altre riserve strategiche come quelle di palladio, ogni Paese è chiamato a ridurre l’uso di materie prime. A fine marzo la Commissione europea ha presentato, in tal senso, un nuovo pacchetto di proposte sull’economia circolare, incentrato sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti, sulla circolarità del settore tessile, su alternative da perseguire in un altro settore particolarmente energivoro come quello delle costruzioni, sull’importanza di informare e responsabilizzare di più i consumatori nella transizione verde. In questo percorso l’Italia è già a buon punto. Le tante buone pratiche spuntate spesso autonomamente lungo lo Stivale, e le oltre 4.000 proposte arrivate al Mite in risposta ai bandi emessi per la realizzazione di impianti e progetti per il riciclo di rifiuti con i fondi del Pnrr, dimostrano che abbiamo le idee, le competenze e le capacità tecnologiche per affrontare internamente le sfide dell’economia circolare. Adesso servono regole precise e in linea con le richieste dei mercati. Per sfruttare il nostro potenziale e non perdere la corsa alle materie prime.

L’economia circolare in Italia

7,4: le tonnellate pro capite di materiali consumati contro le 17,5 della Polonia

3,5: gli euro di Pil generato dalla produzione di risorse, il 60% in più rispetto alla media europea

21,6%: il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo

68%: la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti

(fonte: Quarto Rapporto nazionale sull’economia circolare – Circular economy network, dati riferiti al 2020)

Decreti End of waste approvati e pubblicati in Gazzetta ufficiale

  1. Combustibile solido secondario (Css) – pubblicato il 14 marzo 2013
  2. Conglomerato bituminoso (fresato d’asfalto) – pubblicato il 18 giugno 2018
  3. Prodotti assorbenti per la persona (Pap) – pubblicato l’8 luglio 2019
  4. Gomma riciclata da pneumatici fuori uso (Pfu) – pubblicato il 21 luglio 2020
  5. Carta cartone – pubblicato il 9 febbraio 2021

Stato di attuazione dei decreti End of waste

Schemi di decreto predisposti

  1. Rifiuti in ingresso: vetro sanitario – materiale in uscita: scaglie di vetro. Trasmesso al Consiglio di Stato il 20 gennaio 2021. Espresso parere interlocutorio dal CdS il 10 marzo 2022
  2. Rifiuti inerti da spazzamento strade – materiale in uscita: inerti per l’utilizzo nei leganti idraulici e come sottofondi. Trasmesso all’Ufficio legislativo il 4 febbraio 2021. In fase di modifica a seguito del parere del CdS e della Commissione europea
  3. Rifiuti in ingresso: batterie e accumulatori – materiale in uscita: pastello di piombo. Trasmesso all’Ufficio legislativo il 9 febbraio 2021. Espresso parere interlocutorio dal CdS il 10 marzo 2022
  4. Rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) – materiale in uscita: inerti per utilizzi nel settore delle costruzioni in forma legata e non legata. Espresso parere interlocutorio dal CdS il 10 marzo 2022

Schemi di decreto per i quali è stato richiesto a Ispra e Iss un parere formale

5. Rifiuti di gesso proveniente dalla demolizione del cartongesso – materiale in uscita: gesso da utilizzare nel settore delle costruzioni. Avviata l’istruttoria tecnica

6. Rifiuti scarti di plastiche miste proveniente dalle cartiere (pulper) – materiale in uscita: plastiche miste. Avviata fase istruttoria

Schemi di decreto per i quali è stata condotta la consultazione

7. Rifiuti in ingresso: membrane bituminose per la produzione di additivi destinati alle miscele bituminose. Avviata la fase di istruttoria tecnica

8. Rifiuti in ingresso: plastiche miste – materiale in uscita: poliolefine in granuli

Programmazione

Decreti per i quali è in corso l’iter istruttorio

9. Rifiuti in ingresso: plastiche miste per la produzione di Sra (secondary reducing agent) da utilizzare nelle cariche di altoforno in sostituzione del carbon coke

10. Terre provenienti da attività di bonifica (bioremediation e soil washing) – materiale in uscita: terre e rocce

11. Rifiuti in ingresso: fanghi da Forsu – materiale in uscita: oli da utilizzare nel petrolchimico

12. Rifiuti tessili – materiale in uscita: fibre tessili

Decreti per i quali l’istruttoria deve essere avviata

13. Rifiuti in ingresso: oli alimentari esausti – materiali in uscita: base per la produzione di biocarburanti o lubrificanti (Uco)

14. Rifiuti in vetroresina (barche, camper, etc) – materiale in uscita: fibra di vetro

15. Rifiuti in ingresso: digestato e da fanghi di origine agroalimentare per la produzione di Pha (poliidrossialcanoato), bioplastica

16. Rifiuti in ingresso: fanghi contenenti betonite provenienti dalle perforazioni per la produzione di bentonite e fanghi puliti

17. Rifiuti in ingresso: plastiche miste recupero chimico – materiale in uscita: basi per la produzione di biocarburanti

18. Rifiuti ceneri da altoforno e residui da acciaieria – materiale in uscita: inerti da utilizzare nel settore dell’edilizia

19. Rifiuti: materassi – materiale vario

(fonte: Elaborazione Epr su dati Mite)

Save the date: Ecoforum IX edizione

“I cantieri dell’economia circolare” è il titolo scelto per la IX edizione dell’Ecoforum, organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club in collaborazione con Conai e Conou e con i patrocini del Mite e della Regione Lazio. Il 5 e 6 luglio a Roma, a Palazzo Falletti in via Panisperna, ambientalisti, esponenti delle istituzioni, della politica e delle imprese a confronto su come costruire insieme innovazione, sviluppo e sostenibilità. Info su eco-forum.it

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Rocco Bellantone