Impianto riciclo oli minerali usati

Il Sesto rapporto del Circular Economy Network conferma l’Italia in testa in Europa sul fronte della raccolta e riciclo dei rifiuti. La preoccupazione di imprese e consorzi è quella, però, di doversi rapportare a regolamenti comunitari più “lenti” rispetto ai ritmi del nostro Paese

I lavori della decima legislatura europea prenderanno il via ufficialmente il 16 luglio con la prima plenaria a Strasburgo. Tra i dossier più attesi che verranno presi in consegna dal nuovo Parlamento europeo c’è anche quello che riguarda l’economia circolare. Un quadro aggiornato di quanto è stato fatto negli ultimi cinque anni arriva dal “Sesto rapporto sull’economia circolare in Italia”, presentato a maggio dal Circular Economy Network.

Solo nei primi sei mesi del 2024 sono stati diversi i provvedimenti portati avanti sulla materia: dalle nuove regole sulle spedizioni dei rifiuti con la messa al bando dell’export di quelli in plastica verso Paesi che non appartengono all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), al regolamento sull’approvvigionamento delle materie prime critiche, all’adozione delle modifiche alla normativa sui Raee (i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche).

Riflettori sul Regolamento imballaggi

Con il nuovo corso i riflettori continueranno a essere puntati sul Regolamento sugli imballaggi, approvato dal parlamento europeo in via definitiva a fine aprile e ora al vaglio del Consiglio. È una partita particolarmente “sentita” dall’Italia viste le sue consolidate performance di circolarità che a livello europeo, stando al report del Circular Economy Network, la confermano al primo posto tra le cinque maggiori economie dell’Unione davanti a Germania, Francia, Polonia e Spagna, con un tasso di riciclo dei rifiuti da imballaggio che nel 2021 è stato del 71,7% contro una media europea del 64%. Secondo le ultime previsioni del Conai (Consorzio nazionale imballaggi) nel 2024 il tasso di riciclo di imballaggi in Italia arriverà al 75%, anticipando di sei anni gli obiettivi posti dall’Ue al 2030. Questo non è l’unico segmento dell’economia circolare in cui l’Italia, già da anni, è andata oltre i target europei.

La preoccupazione di imprese e consorzi del nostro Paese è quella di doversi rapportare a un nuovo regolamento che detti ritmi più “lenti” alla comunità europea rispetto a quelli già registrati da anni nel nostro Paese. Un sentore, questo, condiviso non solo dal comparto degli imballaggi ma, ad esempio, anche da quello degli oli minerali usati (la cui raccolta sfiora ormai in Italia il 100%, di cui il 98% viene rigenerato contro medie europee rispettivamente dell’82 e del 61%), del vetro (oltre l’80% di riciclo, dati Assovetro) e dell’alluminio (oltre il 70%, dati Cial – Consorzio nazionale imballaggi alluminio).

Più decreti end of waste, più impianti

Insieme alle nuove normative dovrà continuare a essere stimolata la crescita di occupazione green, aumentata del 5% nell’Unione tra il 2017 e il 2021 del 5% (l’Italia con 613.000 occupati si è posizionata dietro la Germania, arrivata a 785.000). Un’indagine realizzata tra dicembre 2024 e il gennaio di quest’anno dalla Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) e dal Circular Economy Network evidenzia che per essere sostenute in questo processo le imprese chiedono anzitutto un quadro normativo che renda più semplice applicare la circolarità in azienda, meno burocrazia, più incentivi e agevolazioni e più formazione per maturare internamente le competenze che servono per governare il nuovo corso.

Gli altri anelli chiave sono le approvazioni da sbloccare di nuovi decreti end of waste e i nuovi impianti di riciclo da realizzare. Da un aggiornamento sullo stato di attuazione del Pnrr riguardo alla gestione dei rifiuti emerge che le regioni che hanno ottenuto più finanziamenti sono quelle con una maggiore capacità impiantistica. Lazio e Campania, a causa di un forte deficit nel trattamento dell’organico, sono rimaste a secco di fondi.

In attesa di conoscere la leadership della nuova Commissione Europea, tanti dei dossier instradati nell’ultima legislatura dovranno comunque completare il loro corso. Vale non solo per il Regolamento imballaggi ma anche per la Sup (la direttiva sulla plastica monouso, ndr) e gli step previsti dal pacchetto dell’economia circolare.

 

 

Rocco Bellantone